Patagonia e Terra del Fuoco
Il viaggio più lungo da me fatto, 27 giorni tra Argentina e Cile fino ad arrivare a Ushuaia, la città più australe del mondo, e poi ancora più giù fino al canale di Beagle. Volevamo fare una puntata anche a Capo Horn, con un piccolo aereo da turismo, ma le cattive condizioni del tempo non ce lo hanno permesso. Ed anche il più bello dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, anche se i lunghi trasferimenti causati dalle grandi distanze ti spezzano le ossa. Eravamo in undici più il nostro autista Gustavo, dentro un pulmino Toyota da nove posti, più i bagagli legati sul tettino.
Nel 2000 mancavano ancora molte strutture per i turisti, c’erano un paio di aeroporti in costruzione, e i trasferimenti più lunghi si facevano su strada. Quasi tutta sterrata. Ricordo bene il giorno di Natale: siamo partiti da El Chalten alle cinque del mattino verso il parco delle Torri del Paine, dove siamo arrivati alle una di notte dopo quasi 600 km di strada quasi tutta sterrata, con il bilancio positivo (detto da Gustavo) di due sole forature. E uno dei pochi gommisti che abbiamo trovato ha interrotto anche il pranzo di Natale per ripararci una gomma. Ma quello che vedi ti ripaga ampiamente tutte le fatiche.
Dalla penisola di Valdès dove abbiamo visto da vicino balene, foche e elefanti marini, a Punta Tombo con i pinguini, fitti come la gente in piazza per il palio. Scendendo giù fino a El Calafate sul Lago Argentino nel Parque Nacional Los Glaciares, dove l’imponenza dei grandi ghiacciai ti fa rimanere a bocca aperta. L’Upsala, lo Spegazzini, l’Onelli ma soprattutto il Perito Moreno, immenso, con la sua morena che in inverno tocca la terraferma e fa da diga al fiume formando un lago. E poi crolla rumorosamente in estate.
Il loro ghiaccio è di un azzurro denso come il cielo, ma se ne stacchi un pezzo vedi che è perfettamente trasparente come il cristallo, senza impurità.
Ci siamo poi trasferiti a El Chalten. Per i fortunati che faranno questo percorso, fermatevi a La Leona, una storica stazione di sosta per le diligenze dove a detta della nostra guida c’è la torta al limone più buona di tutta la Patagonia. Confermo. El Chalten è stato il nostro punto di partenza per i trekking ai campi base del Cerro Torre e Fitz Roy, due vette che sono fra le mete più ambite dagli alpinisti. Non per l’altezza ma per le difficoltà causate dal ghiaccio e dal vento (famoso il ghiacciaio pensile del Cerro Torre). Anche se abbiamo raggiunto i campi base, le vette le abbiamo viste solo poche ore e da lontano, causa le nuvole. E infatti ci avevano detto che si scoprono solo pochi giorni all’anno… Si cammina in mezzo alberi scheletriti e piegati dal vento e sembra di essere in un bosco di bonsai. A quei tempi El Chalten era una città di frontiera, c’era solo un ostello e qualche piccolo negozio, tutto era in costruzione e si camminava fra fango e polvere. Chi ci è stato di recente mi ha detto che ora è una città modernissima. La forza del turismo, purtroppo.
Di nuovo in viaggio verso il Parco delle Torri del Paine, passando per la frontiera cilena. Qui abbiamo dormito quattro giorni in tenda perchè l’unico rifugio era strapieno. Un notte una bufera di vento ce ne ha buttate giù due, ma tutto sommato ci siamo divertiti. Bellissimi il lago e il ghiacciaio Grey, e la salita al campo base delle Torri del Paine, fatta sotto una nevicata e un vento talmente forte che in un tratto ci siamo dovuti attaccare alle corde fisse. Da qui è iniziato il lungo trasferimento verso Ushuaia, facendo tappa a Puerto Natales con la crociera nel Seno Ultima Esperanza, Punta Arenas, e poi nella Terra del fuoco attraversando lo Stretto di Magellano e il Lago Fagnano. Fermata obbligatoria all’Estancia Harberton, la più antica della Terra del Fuoco fondata nel 1886 dal missionario Thomas Bridges e ora monumento nazionale. Quasi sempre su strade sterrate con forature e strapiombi in agguato. In mezzo a spazio talmente grandi che ti trasmettono un senso di solitudine e di impotenza davanti alla vastità della natura, e solo l’allegra brigata dei compagni di viaggio ti da conforto.
E finalmente siamo a Ushuaia, la Fin del Mundo, a 2.347 km da Buenos Aires, 10.602 da New York e 13.651 da Roma, da casa. Abbiamo dormito da Teodoro, il “Re del pollo”: aveva una rosticceria, poi ha scoperto che si guadagnava di più affittando la casa a quelli di AnM. E per chiudere in bellezza, un bel trekking sul Canale di Beagle e qualche gita in battello nei canali per vedere gli animali. In quei giorni iniziavano le prime nevicate e i monti intorno a noi erano già bianchi, ma siamo ripartiti malvolentieri per Buenos Aires.
Ho fatto questo viaggio a Dicembre 2000 con Avventure nel Mondo, e viene tutt’oggi riproposto in catalogo con grande successo.
Le foto a seguire sono scansioni di negativi, quindi qualità quella che è.
Puerto Madryn, le balene intorno a noi Penisola di Valdes, elefanti marini e foche La Pinguinera a Punta Tombo Tramonto verso El Calafate Lago Argentino con il ghiacciaio Upsala Il lago Onelli con i due ghiacciai Perito Moreno La lunga strada verso il Cerro Torre Il Cerro Torre a sinistra e il Fitz Roy a destra Il centro di El Chalten Gli alberi piegati dal vento Parco delle Torri del Paine, il Salto Grande Parco delle Torri del Paine, i Guanachi Parco delle Torri del Paine, il lago Grey Le Torri del Paine Le case di Puerto Natales Un guardiano di pecore Il Pane degli Indios, fungo commestibile che cresce sugli alberi La città di Ushuaia, alla fine del mondo