Museo Società Metallurgica Italiana e rifugio antiaereo
La storia del paese di Campo Tizzoro, nato in prossimità della confluenza del Reno e della Maresca, si identifica con quella della grande fabbrica della SMI, Società Metallurgica Italiana. All’inizio del secolo scorso, la zona fu scelta dagli Orlando per la costruzione di uno stabilimento di munizioni, che iniziò a funzionare nel 1910. La guerra di Libia e poi la prima guerra mondiale, dettero grande impulso alla produzione, tanto che richiamò manodopera da tutta la montagna. Nel momento di massima attività occupava circa 7000 persone, tanto che divenne una delle maggiori industrie italiane per quanto riguarda la lavorazione dei laminati in bronzo, ottone ed alluminio. Intorno allo stabilimento iniziò a crescere un agglomerato urbano, poi un vero e proprio paese, che sarebbe vissuto in simbiosi con la fabbrica. Si costruirono alloggi per gli operai, dormitori, refettori e gruppi di case operaie, e negli anni trenta si aggiunsero l’asilo, le scuole e la chiesa. Quest’ultima, progettata dall’architetto Marchetti in stile romanico, aveva un alto campanile che ricorda quello di Piazza del Duomo a Pistoia. Asilo e scuola invece erano stati concepiti secondo criteri moderni, con aule spaziose, palestra, sala teatro e gallerie sotterranee di collegamento.
Tra la prima e la seconda guerra mondiale, quando la SMI assunse un notevole valore strategico, vennero costruiti i rifugi antiaerei, con gallerie scavate nella roccia al di sotto degli stabilimenti, alle quali si accedeva da alcuni pozzi protetti da una singolare cupola in cemento armato, a forma di proiettile. Queste strutture, dotate di pronto soccorso, servizi igienici, chiusure stagne e illuminazione autonoma, permettevano l’evacuazione degli operai in pochissimi minuti. Avevano uno sviluppo di oltre 2 km, alti 3 metri larghi oltre 2,5, ed erano realizzati in calcestruzzo armato, a oltre 20 m sotto terra, e fino alla fine del XX secolo erano protetti da segreto militare ed industriale.
Durante la seconda guerra mondiale, la SMI produceva anche per l’esercito tedesco, attestatosi lungo la Linea Gotica sull’Appennino Pistoiese. Essa venne risparmiata dai bombardamenti alleati grazie ad accordi segreti presi tra la proprietà e l’intelligence britannica. Nel secondo dopoguerra conobbe periodi di grande sviluppo, ma con l’arrivo della globalizzazione dell’economia, la fabbrica perse di competitività. Nel 2006 è stata chiusa.
La visita al museo dura 1,30 h compreso il rifugio, e vi farà conoscere tutta la storia della fabbrica e i suoi aneddoti. All’interno ci sono ancora molte macchine funzionanti e ogni tipo di munizioni, è quindi vietato fare foto. Nel rifugio invece è possibile.
Per info sugli orari visitate la pagina del museo.