Ex Ospedale Psichiatrico Volterra, o semplicemente, manicomio
Visitare un ex manicomio in una giornata buia, con il cielo nero di nubi che minacciano pioggia, non è il massimo della serenità. E le storie che la guida ci racconta non contribuiscono a migliorare l’ambientazione. Ma ci si rende perfettamente conto di come poteva essere la vita delle persone rinchiuse, in una città senza libertà, o solo in minima parte. Perchè matte. Ma non tutte. I matti c’erano si, ma una piccola parte; c’erano i poveri, i figli di nessuno, c’erano persone allontanate dalle famiglie perchè cosi l’eredità si spartiva in meno parti, c’erano malati con sintomi a cui la medicina di quei tempi non riusciva a dare una spiegazione.
C’era il Nannetti, schizofrenico, rinchiuso per aver mandato affanculo un carabiniere. Oggi la cosa va di moda. Fu poi prosciolto perchè giudicato non sano di mente, ma rinchiuso per tutta la vita. Arrivò a Volterra nel 1958 e, per sfuggire alla distruzione della morsa manicomiale, si inventò un lavoro: faceva graffiti sui muri, con una fibbia del panciotto. Disegni e frasi, logiche e non. Lungo tutto il padiglione dell’istituto, 180 metri per due di altezza. E poi sul passamano in pietra delle scale, 102 metri per 20 cm. Si firmava NOF4, Nannetti Oreste Fernando, e 4 era il suo numero di matricola, ma anche i luoghi dove era stato ricoverato, quattro, o il quarto di quattro figli come lui sosteneva, anche se non vero. Leggete qui tutta la sua storia. Il giorno della nostra visita era l’anniversario della sua morte, e c’era un attore che lo impersonava. Bravo, da far venire i brividi. Come fa venire i brividi la lettura di alcune delle lettere dei pazienti, sempre con un attore.
L’ospedale psichiatrico di Volterra, è nato nel 1887, quando il cavalier Aurelio Caioli divenne presidente della Congregazione di Carità di Volterra. Arrivato a quasi 400.000 mq, nel 1959 aveva 4800 posti letto, quando la città di Volterra contava 14.000 abitanti. Ha cessato la sua attività nel 1978, in seguito alla legge n.180, e da allora è in stato di completo abbandono. E’ stato un’istituzione per il ricovero di malati mentali e, soprattutto, per i metodi innovativi applicati dal direttore Luigi Scabia. Metodi che si basavano sulla libertà del paziente, quando possibile, e che poi si sono diffusi nelle moderne terapie. Leggete la storia completa su Wikipedia.