Vulcano Etna

Etna, sul vulcano con le ciaspole

Maggio 2001, allora eravamo in tredici a muoversi sul vulcano con le guide del CAI, e siamo arrivati ad affacciarci al cratere sommitale di nord-est a 3317 m, complici le condizioni favorevoli. Sole e vento moderato che, soffiando verso il lato opposto, portava lontano da noi i vapori tossici. Un calderone fumante colorato di nero, marrone, rosso e giallo, di cui però è quasi impossibile vedere l’interno a causa dei fumi.

Marzo 2011, dopo dieci anni esatti ho deciso di ritornarci, ma in veste invernale, con la neve, e con ai piedi le ciaspole. In quattordici, guidati ancora dagli amici del CAI, abbiamo provato a salire alla cima ma non ce l’abbiamo fatta. C’era attività in cima e quindi pericolo, e poi il forte vento gelido in quota e il ghiaccio sotto i nostri piedi, che non permetteva alle racchette di aderire perfettamente, ci hanno fatto arrivare “solo” fino alla Torre del Filosofo, a quota 2900 circa. Peccato, anche se la vetta che sbuffava era di poco sopra a noi.
La salita è stata più dura del previsto, perchè la funivia che doveva portarci fino a metà percorso era ferma a causa del forte vento, e quindi abbiamo dovuto farci a piedi tutti i 900 metri di dislivello dal Rifugio Sapienza alla Torre. E non è stato banale con le racchette, ma ne valeva la pena. Partiti nella nebbia fitta, poco sopra l’arrivo della funivia a quota 2500 siamo passati “sopra” le nuvole, e il sole sul mare bianco ci ha accompagnati tutto il giorno.
E anche i giorni successivi girando sempre con le ciaspole intorno al grande cono. Da Piano Provenzana (1900 m), attraversando i vecchi crateri, fino ad arrivare al rifugio Brunek (19 km circa) in un ambiente fantastico, bianco di neve con toppe di lava nera e marrone scuro che escono ovunque. Mi sembrava di essere una pulce sulla schiena di un Dalmata. Visitando anche la Grotta dei Lamponi, di origine lavica con le stalattiti di ghiaccio. E poi nella zona del Monte Sartorio (1865 m) dove è stato un continuo saliscendi sui vecchi coni eruttivi, in un ambiente spettacolare e unico con sempre il mare nello sfondo, fino ad arrivare al rifugio Citelli in splendida posizione con il vulcano da un lato e il mare dall’altro.

E se il vulcano è stato il piatto forte della settimana i contorni non sono stati da meno.
La Riserva Naturale di Pantalica nella Valle del fiume Anapo, uno dei maggiori della Sicilia e il principale degli Iblei. Un canyon lunghissimo con un alveare di 5000 tombe preistoriche, dove fino al 1956 correva la ferrovia che collegava Ragusa con Siracusa, e di cui oggi si vedono ancora le vecchie stazioni e le gallerie, in mezzo ad aranceti abbandonati.
La Riserva Naturale di Vendicari, nell’estremità sud orientale della Sicilia ad una latitudine più bassa di Tunisi, sul mare, ricca di zone umide e quindi di animali, con la settecentesca tonnara da visitare.
La ferrovia Circumnetnea, che gira tutto intorno al vulcano e che abbiamo percorso da Paternò a Randazzo.
E poi Catania con il suo bellissimo centro storico e il caratteristico mercato del pesce, Noto la capitale del barocco, Siracusa con l’Ortigia, le pasticcerie con i dolci siciliani, gli Arancini, i Pupi, ecc.ecc.ecc. E soprattutto il CAI di Catania che mi ha permesso tutto questo. Grazie!

Informazioni utili: il sito del Cai di Catania www.caicatania.it, quello del rifugio Sapienza www.rifugiosapienza.com la nostra base.
Cartografia: “Mt. Etna, Carta Escursionistica Altomontana” 1:25000, SELCA Firenze.
Su Google Maps è possibile vedere la mappa satellitare con i percorsi principali da noi fatti.