Riserva Naturale Alto Merse

I mulini della Val di Merse e della Ricausa

Escursione facile di circa 12 km, con 450 m di dislivello sal/disc, sconsigliata in caso di forti piogge nei giorni precedenti.
Si parte dal centro abitato di Brenna, sul fiume Merse, e già qui si può vedere dall’esterno il primo mulino, il Mulino del Pero. E’ stato uno dei più importanti del contado senese, ed è rimasto in attività fino agli anni 50 del secolo scorso. Costruito nel 1245 dall’Abbazia di Torri con il Comune di Siena, fu venduto nel 1258 da quest’ultimo all’Abbazia di San Galgano per ripianare i propri debiti. L’aspetto attuale risale all’XIV secolo, quando furono necessarie opere di fortificazione a causa del passaggio delle compagnie di ventura.
L’inizio è dal parcheggio del ristorante Vecchio Tinaio, proprio in fondo al centro abitato e segue il sentiero segnato dalla provincia che costeggia la gora, fino ad arrivare, deviando a sinistra, ai ruderi del secondo mulino, Mulino della Sassa. Qui sono visibili solo le opere idrauliche e poche tracce del mulino. Si prosegue avanti in direzione di Campalfi sempre costeggiando la Merse, per affacciarsi, dopo circa 1 km, sul grande tombolo della Steccaia, cosi chiamato per la diga fatta di legni intrecciati. Si prosegue attraversando il ponte sulla gora e salendo verso un bell’affaccio sul Merse. Poco dopo si inizia a scendere e costeggiare il torrente Ricausa dove troviamo i resti del terzo, importante mulino: Mulino Ricausa. Costruito nel 1300 per servire il castello, apparteneva alla famiglia Saracini, proprietaria delle terre e di Castiglion Balzetti, più noto come Castiglion che Dio sol sa” o, come riportano alcuni vecchi testi, “nol sa”. Le strutture attuali risalgono all’età moderna, e ha funzionato fino alla metà del secolo scorso. Sono ancora visibili i pali in legno, che servivano a regolare l’altezza delle banchine su cui appoggiavano le ruote. All’interno dei ruderi ci sono ancora due coppie di macine. Dal mulino si torna indietro e si inizia a salire per la deviazione che porta al castello. Questo viene citato per la prima volta negli statuti senesi del 1262, e il nome viene dal primo proprietario, l’agostiniano Baldino Balzetti. Nel XIV secolo diventa proprietà della famiglia Saracini, arricchendosi di coltivazioni e vigneti. Alla fine dello stesso secolo è soggetto a invasioni e saccheggi, fino a cadere in rovina dopo la fine della Repubblica Senese. In buone condizioni grazie a un recente restauro, è visibile il grosso mastio in pietra di forma rettangolare, con finestre ad arco romanico. A lato è collegata una parte più recente, che ospitava la chiesa, e delle stanze probabilmente adibite a stalle. L’ingresso principale si trova sul lato meridionale, ed è chiuso da un cancello di ferro sormontato da un arco a tutto sesto. Si riprende il sentiero principale in salita, deviando poi a destra direzione Montestigliano. Passiamo attraverso le Costarelle, con un bel punto panoramico su tutta la valle della Merse. Si scende poi a fondo valle fino alla strada bianca principale e, su quest’ultima, dopo circa un centinaio di metri, deviamo a destra per una strada di bosco in salita, che ci porta ai viali di cipressi di Montestigliano. Li prendiamo verso destra e, all’ultimo incrocio prima della strada bianca, deviamo a sinistra verso la fattoria di Montestigliano (punto panoramico), che merita anche una breve visita. Si torna indietro e, in prossimità delle colonna di ingresso al parco, si devia a sinistra per una strada di bosco che ci riporta a Brenna. Si può proseguire anche sulla strada bianca principale se il cancello è aperto.

Su Google Maps è possibile vedere la mappa satellitare del percorso e qui in basso si può scaricare la traccia Gps e la cartina OSM.